La Peste Scarlatta (Jack London)

Peste Scarlatta

Titolo originale: The Scarlet Plague
Autore: Jack London
Prima edizione: 1912
Mia Edizione: Gli Adelphi
Pagine: 81
Genere: Romanzo
Sottogenere: Fantascienza, Distopico, Post-Apocalittico

Questo semi-nascosto romanzo breve dello scrittore americano era proprio accanto ad un altro libro che desideravo leggere fortemente, ma avevo deciso di condividerne il suo acquisto con una persona in quel momento non presente, perciò ho fatto cadere l’occhio su La Peste Scarlatta, nome che avevo già sentito, ma non conoscevo ufficialmente.

Mio primo libro di London, autore che mi è sempre “sfuggito” per un motivo o per un altro, l’ho trovato un’ottima scoperta. Jack London (1876-1916) ha sofferto la fame e dilapidato patrimoni, si è battuto in ogni campo, ha tentato il suicidio, ha bevuto come pochi e, soprattutto, si è fatto le ossa come scrittore. Questa la prefazione della Adelphi all’inizio del romanzo che mi ha scatenato la curiosità di conoscere la scrittura di questo personaggio dalla vita così piena e intensa.

Nell’anno 2073, sono ormai sessant’anni che una tanto misteriosa quanto letale malattia ha ridotto l’intera popolazione mondiale a pochissimi superstiti. Tre ragazzi, seduti attorno ad un fuoco, in una California ritornata all’età della pietra, ascoltano il racconto del nonno James Howard Smith su come la civiltà, una volta rigogliosa, cadde intorno alla terribile malattia…

Ad una prima e veloce analisi ho trovato questo breve romanzo un po’ lento anche se carino, ma poi scendendo un pochino in profondità ho ragionato su certi punti da non sottovalutare.

Questo è, senza ombra di dubbio, uno dei grandi testi visionari di London e, a pensarci bene, ha anticipato dei temi che ancora oggi sono assolutamente battuti, quasi in modo ossessivo. Distopie fantascientifiche post-apocalittiche che oggi sono al centro di romanzi e che invadono le sale cinematografiche, London le descriveva un secolo fa… La cosa mi ha un po’ scioccato.

Oltre a questo devo dire che a parere mio l’autore ha un’ottima capacità descrittiva ed una scrittura abbastanza fluida.

La cosa che mi lascia un po’ pensieroso è questa visione/teoria (forse fondata) di un ciclo costante nell’uomo che comprende il moltiplicarsi, l’evolversi, il costruire, per poi inevitabilmente arrivare a distruggere e distruggersi… ma magari, quello di London, voleva essere un avvertimento per noi a stare attenti a non continuare questo ciclo, ma bensì a fare in modo di interromperlo… chi lo sa 😉

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